L’importanza dell’attività fisica nel diabete

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Secondo i dati ISTAT 2020, la prevalenza del diabete diagnosticato in Italia è di circa il 5,9% pari a oltre 3,5 milioni di persone, con un trend in lento aumento negli ultimi anni.

Secondo il sistema Passi 2017–2020:
  • il 4,7% della popolazione adulta di 18-69 anni riferisce una diagnosi di diabete;
  • la prevalenza del diabete cresce con l'età (è inferiore al 3% nelle persone con meno di 50 anni e supera il 9% fra quelle di 50-69 anni);
  • è più frequente fra gli uomini che fra le donne (5,3% vs 4,1%);
  • è più frequente nelle fasce di popolazione socio-economicamente più svantaggiate per istruzione o condizioni economiche.

Diabete mellito

La prevalenza mondiale del diabete mellito di tipo 2 (T2DM) negli adulti è aumentata da circa 150 milioni di persone colpite nel 2000 fino ad oltre 450 milioni nel 2019 e si prevede che aumenterà ulteriormente a 700 milioni entro il 2045.

Il diabete mellito comprende un gruppo di disordini metabolici caratterizzati da iperglicemia, associata ad alterato metabolismo glucidico, lipidico e proteico, come risultato di una difettosa sintesi di insulina, alterata azione o entrambe.

Il diabete viene classificato in:
  • tipo 1, ad insorgenza più spesso giovanile dovuto a distruzione su base autoimmune delle cellule ꞵ pancreatiche (produttrici di insulina) con conseguente insulino-deficienza e tendenza alla chetoacidosi;
  • tipo 2, ad insorgenza più tardiva, dovuto a insulino-resistenza, alterata secrezione insulinica e aumentata produzione epatica di glucosio. A differenza del tipo 1 la tendenza della chetoacidosi è rara e nella maggior parte dei casi il fattore predisponente è l’obesità, ed in particolare l’accumulo di tessuto adiposo a livello viscerale;
  • tipo 3, è una forma di insulino-resistenza ricorrente nei soggetti affetti da morbo di Alzheimer, a confermare l’ipotesi di una stretta correlazione tra le due patologie.
Altri tipi di diabete comprendono specifici difetti genetici nella secrezione o nell’azione dell’insulina, anomalie metaboliche che alterano la secrezione insulinica e una serie di condizioni che alterano la tolleranza glucidica, tra cui:
  • diabete dell’adulto a insorgenza giovanile (in inglese, MODY);
  • diabete mellito gestazionale, dove la condizione gravidica e le alterazioni metaboliche da essa implicate portano ad una ridotta tolleranza glucidica, che più frequentemente si riscontra durante il terzo trimestre e nella maggioranza dei casi rientra nella norma dopo il parto.

Criteri per la diagnosi di diabete mellito

La diagnosi di diabete mellito viene effettuata quando compaiono uno o più dei seguenti sintomi, come glicemia casuale ≥ 200 mg/dL o 11.1 mmol/l (per casuale si intende effettuata in qualsiasi ora del giorno indipendentemente dall’assunzione di cibo); glicemia a digiuno > 126 mg/dL o 7.0 mmol/L (il digiuno è definito dopo almeno 8 ore continuative senza ingestione di cibo); glicemia a 2 ore durante OGTT > 200 mg/dL o 11.1 mmol/L (il test della tolleranza al glucosio deve essere effettuato come descritto dall’OMS, usando un carico orale di 75 g di glucosio anidro sciolto in acqua. In assenza di chiara iperglicemia, questi criteri dovrebbero essere confermati dalla ripetizione del test in un giorno diverso).

Altri sintomi ricorrenti nel diabete includono poliuria, polidipsia e calo ponderale.

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Diabete e attività fisica

È da tempo dimostrato che la pratica di una costante attività fisica aiuti nella prevenzione di numerose malattie come obesità, malattie cardiovascolari, ipertensione, tumori, osteoporosi.

Tra queste anche del diabete. Evidenze scientifiche hanno dimostrato che condizioni di pre-diabete e di diabete mellito di tipo 2 (T2DM) possono svilupparsi in individui geneticamente suscettibili in parallelo con l'aumento di peso, in particolare di tessuto adiposo.

Di conseguenza, gli studi dimostrano che la perdita di peso può produrre la remissione del T2DM in maniera dose-dipendente. Una perdita di peso di ~15 kg, ottenuta con deficit calorico e nel contesto di un percorso nutrizionale equilibrato, può portare alla remissione del T2DM in ~ 80% dei pazienti con obesità e T2DM. Allo stesso modo, l’aumento della pratica di attività fisica correlata ad un percorso nutrizionale, determina un importante contributo alla remissione del T2DM, pari a 6,6 volte superiore.

L’American Diabetes Association Standards of Medical Care in Diabetes (ADASMCD) consiglia almeno 150 minuti di attività fisica settimanale intensa o moderata, evitando di riposare per più di due giorni consecutivi. In generale, 75 minuti di attività intensa possono essere sufficienti per i pazienti più giovani (età inferiore ai 40 anni), o per quelli più allenati. Gli adulti con diabete di tipo 1 dovrebbero praticare attività fisica di resistenza almeno 2-3 volte alla settimana, associati anche ad esercizi di mobilità almeno due volte a settimana.

Così facendo, si potrebbe osservare una riduzione del rischio cardiovascolare e del tasso di mortalità, una riduzione dei livelli di emoglobina glicata e miglioramenti nella microcircolazione (una delle complicanze tipiche nel diabete), anche nei soggetti affetti da malattia renale cronica (tasso presunto di filtrazione glomerulare, eGFR ≤ 60 ml/min/1.73 m²).

Tuttavia, le evidenze scientifiche fino ad ora disponibili, suggeriscono che l’attività fisica da sola (senza la correlazione di un percorso nutrizionale adeguato), non porta facilmente alla remissione del diabete di tipo 2 nella maggior parte dei pazienti.


Bibliografia
  • International Diabetes Federation. IDF Diabetes Atlas 9th edn (International Diabetes Federation, 2019).
  • Magkos F, Hjorth MF, Astrup A. Diet and exercise in the prevention and treatment of type 2 diabetes mellitus. Nat Rev Endocrinol. 2020;16(10):545-555.
  • Riddell MC, Peters AL. Exercise in adults with type 1 diabetes mellitus. Nat Rev Endocrinol. 2023;19(2):98-111.
  • Janson J, Laedtke T, Parisi JE, O'Brien P, Petersen RC, Butler PC. Increased risk of type 2 diabetes in Alzheimer disease. Diabetes. 2004;53(2):474-481.
  • Lenzi A, Lombardi G, Martino E, Trimarchi F. Endocrinologia e attività motoria, IV ristampa (EDRA, 2017), ISBN 978-88-214-2999-6.

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