Il corpo perfetto esiste? Una riflessione sul body shaming e i canoni di bellezza

Fonte: Freepik

Il biologo austriaco Karl Von Frisch ha osservato il modo attraverso il quale le api comunicano tra di loro; ciò avviene tramite il ritmo dei loro spostamenti sul favo, alla durata di un volo, al loro orientamento rispetto alla posizione del sole.
E proprio come gli animali, anche noi uomini comunichiamo.

La comunicazione è uno degli elementi essenziali della vita sociale, ed è proprio grazie a questa che ogni individuo è in grado di crescere e identificarsi – trovare la propria personalità. Nonostante il linguaggio verbale sia un sistema di comunicazione che distingue l'uomo dall'animale, è soprattutto attraverso il linguaggio non verbale che trasmettiamo i nostri messaggi emotivi, quelli capaci di regolare sia i processi psicologici sia i comportamenti sociali e interpersonali. Ad oggi tra i canali comunicativi più utilizzati abbiamo i social network, luoghi virtuali in cui le persone hanno la possibilità di stringere amicizie, conoscersi, scambiare idee. Ed è qui che ogni persona decide come e cosa comunicare. E se da un lato ciò permette di dar voce a tutti, è altrettanto vero che non tutti lanciano messaggi positivi o facilmente interpretabili, di conseguenza è facile inciampare in false notizie, realtà distorte o pregiudizi. Un esempio è dato dagli ideali di bellezza e dallo stigma del peso.

Esiste il corpo perfetto?

I canoni di bellezza sono notevolmente cambiati nel corso della storia, nel tentativo di rispecchiare le mutevoli caratteristiche socio-culturali della popolazione. Fu Policleto di Argo il primo a definire un ideale di bellezza e a scolpirlo, dando vita al "Doriforo". Policleto studiò l'anatomia, le proporzioni dell'uomo e ne andò a definire le misure ideali. Nel Doriforo la testa è 1/8 dell'altezza, mentre 3/8 sono occupati dal busto e 1/2 dalle gambe. Nel Medioevo la bellezza fisica e le forme del corpo venivano nascoste da strati di abiti in quanto peculiarità/simbolo del Diavolo; nel Rinascimento il corpo fiorisce e la bellezza si connota come dono di Dio, raffigurato da donne dal seno abbondante e da fianchi larghi (un esempio sono "le tre Grazie" nella Primavera di Botticelli).
Nel trattato "Delle bellezze delle donne" di Agnolo Firenuzola egli definisce i canoni di bellezza della donna rinascimentale:
"Del palato e della lingua non accade ragionare, perché non si hanno a vedere; ben diremo dei Denti, i quali, oltre alla utilità di tritarci il cibo e fare nella bocca la prima digestione e aiutarlo a passare nel ventre con più facilità, acquistano tanto di bellezza, tanto di grazia, tanto di vaghezza ad un leggiadro volto, che senza loro non pare che la dolcezza vi abiti troppo volentieri.
[..] se i denti non son belli, non può essere bello il Riso ; il quale, quando sia bene usato, a tempo e con modestia, fa diventare la bocca un Paradiso".
Questo per dirvi che i parametri di bellezza sono sempre esistiti e di conseguenza anche il senso di inadeguatezza legato alla non acquisizione di essi.
Oggi i canoni di bellezza con cui dobbiamo imbatterci continuamente nella finta perfezione dei social e delle pubblicità sembrano incarnare una donna magra ma non troppo, atletica ma non troppo, alta ma non troppo, l'uomo scolpito, muscoloso ma non troppo, alto ma non troppo. E chi non rientra in questi parametri?

Sandro Botticelli, Primavera, 1480, Galleria degli Uffizi, Firenze 

Body shaming e stigmatizzazione del peso

Lo stigma del peso o per meglio dire la discriminazione di una persona in base al peso è purtroppo una realtà e una delle conseguenze in cui ci si può imbattere se non si rispecchiano i famosi canoni. Esso si manifesta attraverso comportamenti negativi nei confronti degli altri in relazione al loro peso e forme corporee. Un esempio è l'attribuire ad una persona in sovrappeso o obesa una ridotta capacità lavorativa o l'incapacità di prendersi cura di sé oppure commentare le sue scelte alimentari. Problema più grave è l'interiorizzazione dello stigma, ossia l'assorbimento da parte dell'individuo di tali stereotipi determinando una scarsa autostima. In uno studio si è evidenziato come l'interiorizzazione dello stigma sia stato associato a maggiori livelli di stress, aumento dell'introito calorico e minor pratica di attività fisica. Nei soggetti con un più elevato livello di interiorizzazione si è osservato come questo abbia influenzato negativamente l'immagine corporea portando ad una ridotta fiducia nelle abilità percepite (senso di autoefficacia) per la gestione di uno stile di vita sano.

Quanto è importante il peso corporeo?

Tutto ciò può interessare tutti, anche i "normopeso" e può evolvere nella paura di aumentare di peso o nell'intraprendere comportamenti disfunzionali legati all'alimentazione (tra l'altro). All'interno di un percorso alimentare spesso l'unico focus del paziente è proprio il peso corporeo. Ma esso è solo uno degli indicatori da tenere in considerazione, non dice niente di noi, della nostra storia. È la somma che fa il totale. 

Quindi alla domanda "quanto è importante il peso corporeo?", voi cosa rispondete? E cos'è davvero importante? 

Vi aspettiamo nei commenti.


Fonti:
  • Michelsen A. Karl von Frisch lecture. Signals and flexibility in the dance communication of honeybees. J Comp Physiol A Neuroethol Sens Neural Behav Physiol. 2003 Mar;189(3):165-74.
  • "Delle bellezze delle donne" di Agnolo Firenzuola .

Commenti

Post popolari in questo blog

Keys si è fermato a Pioppi

Timing dei nutrienti e allenamento, parte 1

La dieta mediterranea, l'elisir di lunga vita